Ripercorre in solitaria con la sua bici la 4ª tappa della Tirreno Adriatica
Voler sperimentare le emozioni e la fatica che provano i ciclisti professionisti in una delle 7 tappe della Tirreno – Adriatica era il desiderio di Andrea Eusepi, ciclista ventisettenne di Tavernelle.
Questo sogno sportivo, Andrea lo ha realizzato con successo il 13 marzo 2019 tutto in solitaria!
Ci piacciono la grinta e la tenacia nelle parole di questo ragazzo che durante l’intervista ci ha raccontato l’avventura sulle due ruote.
Com’è iniziata la tua sfida?
A. E. Sono partito con la mia Argon 18 Krypton in spalla e l’ho caricata sul treno per arrivare a Foligno.
Come dicevo, la 4° tappa è la Foligno – Fossombrone, il percorso lo conoscevo discretamente bene, ma rappresenta comunque un giro fuori norma per uno come me che è un semplice amatore, persino “dilettante” è una parola troppo grossa per me.
Da quanto tempo vai in bici?
A. E. Vado in bici da 3 anni ed esco nel weekend: al massimo percorro 100 km. Non mi ero mai cimentato in un’impresa del genere.
Si tratta infatti di ben 226 km per 3.500 metri di dislivello. L’anno scorso al massimo avevo raggiunto i 200 km.
Cosa ti ha spinto?
A. E. Il giro parte da lontano, dalla città umbra sopracitata e termina dalle mie parti a Fossombrone, io sono di Tavernelle.
Mi son detto: “La tento, ad ogni imprevisto o stanchezza, sarò arrivato almeno in zona Canavaccio e semmai mi fermo e torno a casa”.
Così non è stato.
A. E. Infatti, fortunatamente, è andata! Da un anno mi alleno un po’ più assiduamente. Vengo dal calcio, ho un problema alle anche che mi ha stroncato la carriera calcistica, ho tentato col calcio a 5, ma anche quello l’ho dovuto abbandonare.
Amo lo sport e l’agonismo, quindi ho dirottato la mia energia e la mia voglia di competere sul ciclismo.
Competo più che altro con me stesso, mi dà la spinta di superare i miei limiti.
La tappa ovviamente è stata fatta tutta in solitaria. Conoscevo il paesaggio, ma per la fatica e lo sforzo non me lo sono potuto godere al 100%.
Da Nocera Umbra a scendere sapevo il percorso, salvo che dopo 150 km nei pressi di Orciano, mi ha preso la “bambola” ovvero la crisi di stanchezza estrema.
Come hai fatto a non arrenderti?
A. E. Mi sono fermato 10 minuti. La mia ragazza mi ha raggiunto, mi ha rifocillato con cibo e liquidi e ho ripreso il cammino con tanta voglia di farcela fino alla fine.
I miei amici erano al corrente del giro che avrei fatto e a Fossombrone, sono arrivati e mi hanno aiutato con la luce dei fari delle loro auto, perché già imbruniva ed ero agli sgoccioli. Sono stati la mia ammiraglia!
In quel tratto ci sono 2 giri tosti con ascese sui Cappuccini e mi hanno dato davvero una grossa mano!
Era l’ultimo kilometro, ma la strada è vecchia e sassosa da quelle parti e alla fine sono arrivato al traguardo tanto agognato nel centro di Fossombrone.
Quanto hai impiegato per la tua sfida?
A. E. In tutto ho fatto solo 2 soste di 10 minuti e ho impiegato 9 ore e mezza in movimento a 23, 7 km/h di velocità per fare tutta la tappa. Ci sono riuscito anche io, come i professionisti!
Mi rendo conto che è stata quel che si dice “una mattata” vera e propria che ho fatto da solo, ma avercela fatta mi dà molta soddisfazione. Ero curioso di vedere se ero in grado di fare più del doppio del mio solito.
Ho scommesso su me stesso.
Cosa ci è voluto per tenere duro fino alla fine?
A. E. Caparbietà, tigna, cocciutaggine.
Quale sarà la tua prossima sfida?
A. E. Sono un istintivo, non pianifico e non “covo”, vado anche in Mountain Bike, per la gioia della mia anca, con il gruppo dei Mulistracchi. Quindi, seguitemi e saprete!
La bici è così, quando ti agguanta, non ti molla più, pretende tutto da te.